Il disciplinare Terre di Cosenza Doc (il riconoscimento è avvenuto e nel 2011 e il brand Terre di Cosenza con un disciplinare ombrello, ha inglobato in sé le precedenti denominazioni del territorio, rendendole sottozone di un’unica Doc).
Il vitigno Magliocco, e suoi sinonimi, ha prodotto nel tempo vini molto variegati e difficilmente riconducibili al vitigno stesso a causa dell’utilizzo di uvaggi differenti: i disciplinari, infatti, sia quelli precedenti che l’attuale, prevedono la possibilità che il rosso Terre di Cosenza Doc sia prodotto con utilizzo di varie percentuali di Greco nero (n. 99 25 maggio 1970), Gaglioppo (n. 90 25 maggio 1970) e altri vitigni internazionali. Anche la provenienza delle uve da territori diversi ha contribuito ad accentuare la difficoltà.
Da ciò è scaturita una multiforme percezione del vino che ne ha reso difficile una descrizione univoca ed esclusiva.
Pur tuttavia, il nuovo disciplinare Terre di Cosenza, a differenza dei disciplinari in vigore nei decenni antecedenti, non si è limitato a fotografare e mettere su carta le pratiche già esistenti, ma ha fissato dei parametri qualitativi più elevati, per spronare i singoli viticoltori a essere ancora più selettivi e vincolati per la produzione.
Rese basse, un sapiente impiego delle uve autoctone, la valorizzazione delle risorse genetiche del vigneto locale e un chiaro sistema di etichettatura, che possa aiutare il consumatore a distinguere con facilità i vari livelli qualitativi, rappresentano le indicazioni primarie contenute nella nuova denominazione.
Terre di Cosenza è una denominazione che punta in primis alla valorizzazione delle uve locali, i cosiddetti vitigni autoctoni di cui i consumatori sono sempre più alla ricerca.
L’uva più rappresentativa di tutta la provincia cosentina, sia per presenza in vigneto che per rendimento qualitativo, è certamente il Magliocco dolce.
Il disciplinare della nuova doc Terre di Cosenza offre la possibilità ai produttori di valorizzare le proprie produzioni attingendo ad un ventaglio di opportunità unico. Sono, infatti, 117 le tipologie ammesse dal disciplinare.
Si è mantenuto il tradizionale uvaggio, che presuppone la conservazione di una tradizione vitivinicola che prevedeva l’utilizzo di vari vitigni autoctoni, visto il ricco patrimonio ampelografico esistente, quali protagonisti del vino finito. Cionondimeno si è data la possibilità ai produttori, riconoscendo al Magliocco il ruolo di attore principale della rinascita vitivinicola cosentina, di puntare sulla monocultivar (il disciplinare consente al produttore di utilizzare almeno l’85% del vitigno in purezza, con menzione dello stesso in etichetta).
La poliedricità della denominazione si raggiunge altresì con la creazione di un sistema di zonazione che punta a rendere riconoscibile, perché espressione di una determinata sottozona il vino prodotto da uve Magliocco.
Date siffatte premesse, se da una parte i vini Terre di Cosenza possono presentare diverse caratteristiche, sia in base alle uve utilizzate sia in relazione alla zona da cui provengono, dall’altra parte, la possibilità di produrre vini che prendono il nome della singola vigna fa sì che il vino che prende forma da una particolare sottozona e da monovitigno Magliocco dolce diventi espressione identitaria di un territorio e porti con sé le caratteristiche del territorio stesso.
GRAPPOLI DI MAGLIOCCO