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📖Il vino nelle Terre di Cosenza

Un Racconto di Terra, Uomini e Visione

La vitivinicoltura nella provincia di Cosenza ha radici profonde che affondano in una storia millenaria. Già in epoca greca e romana, la coltivazione della vite era diffusa in queste terre, grazie a un clima favorevole e a un terreno particolarmente adatto alla produzione di uve di qualità. A partire dal Medioevo si inizia a delineare una vera e propria tradizione vitivinicola, con i monasteri e le comunità religiose che giocano un ruolo fondamentale nella diffusione delle tecniche di coltivazione e nella produzione di vini destinati al consumo locale. Da allora e fino ai primi anni del ‘900 la produzione crebbe nonostante sfide importanti, come la crisi della fillossera a fine Ottocento che devastò i vigneti di tutta Europa, compresi quelli calabresi; la Calabria e la provincia di Cosenza seppero comunque far fronte alle richieste di uva che pervenivano dal resto d’Europa e dal nord Italia, decisamente più colpite dal parassita e il vigneto Calabria in un primo periodo ne beneficiò. Dopodiché avvenne un crollo di produzione, dovuto a molteplici fattori sociali ed economici, tra cui le guerre, l’emigrazione, politiche di espianto dei vigneti.

La produzione riprese nel secondo dopoguerra, si vendeva soprattutto vino sfuso e da taglio. Fino ai primi anni ’90 del novecento, a fasi alterne, con diversi tentativi di sperimentare nuove tecniche di produzione e nuove forme di impresa (come ad esempio le cantine sociali, degli anni ’70 del secolo scorso)  si assistette a momenti di slancio-  con  i primi tentativi di creare un’identità territoriale per i vini della provincia e la partecipazione a fiere e concorsi nazionali – alternati  a momenti di sconforto, come per il fallimento del modello delle cantine sociali. Si verificò comunque un certo rinnovamento del settore; rilevante fu il supporto di alcune istituzioni pubbliche, come l’Esac (oggi Arsac) che attraverso programmi di supporto tecnico e finanziario promossero il reimpianto di vigneti, la sperimentazione di nuove varietà e l’adozione di tecniche agricole più moderne: questi interventi furono determinanti per rilanciare un settore che rischiava di scomparire.

È negli anni ’90 che si verificò una svolta decisiva quando, a seguito di note vicende che posero stringenti interrogativi sulle produzioni di massa (caso Metanolo, 1986), si iniziò a produrre ovunque con un netto orientamento alla qualità.  Nel territorio cosentino alcuni imprenditori locali, consapevoli del potenziale inespresso dei vitigni autoctoni e della necessità di migliorare la qualità del prodotto, iniziarono a investire in tecnologie moderne e in progetti di valorizzazione del territorio. Questo periodo segnò anche l’inizio di una nuova consapevolezza: il vino non era più solo un prodotto agricolo, ma un’espressione culturale e identitaria che meritava di essere tutelata e promossa.

Videro l’avvio progetti di ricerca e sviluppo, finalizzati a valorizzare i vitigni autoctoni e a migliorare le tecniche di vinificazione. La collaborazione tra pubblico e privato si rivelò essenziale: le istituzioni fornirono il sostegno necessario sotto forma di finanziamenti, formazione e promozione, mentre i viticoltori locali investirono in innovazione e qualità. Decisivo fu un piano di filiera che contribuì alla nascita di un primo nucleo di aziende di quello che sarebbe poi diventato lo scheletro dell’odierna vitivinicoltura cosentina.

Un momento chiave in questa rinascita fu la costituzione del Consorzio di tutela e valorizzazione dei vini DOP Terre di Cosenza, nel 2014. Il Consorzio (nato inizialmente come “Calabria Citra”), sorto grazie all’iniziativa di produttori locali e sostenuto dal supporto delle istituzioni pubbliche (in primis la Camera di  Commercio di Cosenza,  che facilitarono il processo di unificazione ) nacque dalla volontà di unire sotto un’unica denominazione le diverse realtà vitivinicole della provincia che fino ad allora operavano in modo frammentato. L’obiettivo principale era quello di garantire la qualità e l’autenticità dei vini prodotti, tutelando al contempo il patrimonio viticolo locale e promuovendo la sostenibilità ambientale.  La Denominazione di Origine Protetta (DOC) “Terre di Cosenza” racchiuse al suo interno sette sottozone, a rappresentare le sette DOC preesistenti, ciascuna con le sue peculiarità.

Oggi, il Consorzio Terre di Cosenza è un punto di riferimento per l’intero settore vitivinicolo calabrese. Grazie al lavoro costante e alla visione lungimirante di chi ha creduto in questo progetto, i vini della provincia di Cosenza hanno guadagnato un posto di rilievo nel panorama enologico italiano, contribuendo a ridare dignità e valore a un territorio spesso trascurato. Il Consorzio Terre di Cosenza continua a promuovere e tutelare la DOP e i suoi territori, portatori di una specifica cultura, secondo la tradizione del passato per cui “ si coltivava l’uva da tavola ed ogni famiglia produceva il vino per il proprio fabbisogno. Si adottavano le tecniche artigianali e rudimentali ereditate dal passato. E queste sopravvissero anche in quelle prime cantine dove si cominciava a produrre vino destinato al commercio finché le moderne tecniche e i saperi dell’enologia contemporanea non presero il sopravvento. Lontano dall’essere concepito come un prodotto a cui era dato un valore di mercato, rimaneva ancora collante della comunità che gravitava nello stesso territorio, il re delle feste religiose e pagane che cadenzavano l’anno agricolo e sociale”.  (Cit.:  “ Il vino nelle Terre di Cosenza” di Giovanni Gagliardi e Gennaro Convertini, Rubbettino editore, 2013) Progetti di marketing territoriale, partecipazione a fiere internazionali e campagne di promozione del turismo enogastronomico sono solo alcune delle iniziative portate avanti congiuntamente per promuovere i vini cosentini e valorizzare il territorio.

Questo percorso di crescita e affermazione non è stato semplice né scontato. Dietro ogni bottiglia di vino prodotto in queste terre, c’è il lavoro silenzioso di uomini e donne che hanno saputo unire tradizione e innovazione, passione e competenza. Nel panorama attuale, il vino rischia spesso di essere ridotto a un fenomeno di moda o, peggio, a un prodotto esclusivo e distante, perdendo di vista la sua vera essenza: frutto dell’agricoltura, del sapere e del lavoro dell’uomo, profondamente legato alla cultura del territorio. La storia della vitivinicoltura cosentina e del Consorzio Terre di Cosenza ci ricorda l’importanza di valorizzare questa autenticità, testimoniando l’impegno di chi lavora con passione per trasformare il legame tra uomo e terra in una realtà concreta.

** Fonti: Giovanni Gagliardi e Gennaro Convertini , “ Il vino nelle Terre di Cosenza” , Rubbettino editore, 2013; Marilena De Bonis , “Terra d’Uve” , Le Nuvole, Cosenza, 2002; https://www.arsacweb.it/terre-di-cosenza-dop/; Maurizio Rodighiero (a cura di), “Il Magliocco, un antico vitigno autoctono Calabrese”, Luigi Pellegrini Editore, 2022

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